La Cattedrale

di Santa Maria Maggiore

La Cattedrale

La cattedrale di Santa Maria Maggiore di Civita Castellana è un esempio di elegante archittetura romanica risalente al XII secolo. La cattedrale è opera di una celebre famiglia di marmorari romani: i Cosmati. I Cosmati lavoravano in corporazioni e operarono tra il XII e il XIV secolo nel territorio romano laziale. Svilupparono un’arte figurativa unitaria, facile da riconoscere, composta da motivi ornamentali e mosaici con figure geometriche ripetute.

Innocenzo III commissionò l’opera a Jacopo di Lorenzo e al figlio Cosma, chiedendo loro particolare sforzo e impegno. La costruzione aveva un importante valore simbolico per l’epoca: la porta Nord nel Lazio del patrimonio territoriale della Santa Sede. La facciata doveva rappresentare un trionfo dell’arte romana.

Nel XVIII secolo, la Chiesa venne poi ristrutturata e modificata con forme barocche, su progetto di Gaetano Fabrizi (tra il 1736 e il 1740). 

 

Gli esterni

Affacciandosi sulla piazza del duomo, si è colpiti dall'esile bellezza del portico, che adorna la facciata del tempio. L'architrave doveva essere tutto occupato da una fascia blu scuro a mosaico, nella quale era una scritta in oro, di cui non rimangono che poche lettere. Sui due pilastri centrali, si svolge un bellissimo arco a tutto sesto, sulla cui fascia mediana si legge, in oro a mosaico: «GLORIA IN EXCELSIS DEO ... ».  AI di sopra dell'arco, l'attico si eleva chiaro e imponente. Sull'architrave, una scritta in oro e blu immortala i nomi degli artefici: «MAGISTER IACOBUS ... MCCX». Sopra i quattro pilastri portanti del portico sono raffigurati i simboli degli evangelisti; al centro dell'arco l'Agnello, a tutto tondo, immagine di Cristo, volge lo sguardo verso la piazza. Nei due triangoli dell'attico sporgono due pellicani marmorei, simbolo dell'Eucaristia. Il bellissimo portone centrale è incastonato tra quattro colonne corinzie, due delle quali poggiano su rispettivi leoni, adagiati in atto di riposo, simbolo del demonio o del male: il bambino, posto sotto il leone, simboleggia il fedele che entra in chiesa, quindi è un invito alla vigilanza sulle forze del male e alla purificazione.

 

L'Interno della Cattedrale

I restauri del 1736 trasformarono l'impianto della chiesa antica da tre navate, suddivise da pilastri e colonne, a navata unica con cappelle laterali. La fascia centrale del pavimento è composta da diciassette cerchi concentrici, che terminano nel transetto con un quinconce, e formano per il fedele una vera e propria guida verso l'altare, proseguendo il simbolismo del portico. Giunti al transetto si possono ammirare due altari barocchi, la Madonna della luce, a destra, e la Madonna del Rosario, a sinistra. La prima opera è un affresco su muro, probabilmente anteriore al 1200; fu rinvenuta durante i restauri del 1736. Il Bambino reca in mano una carta dove è scritto: «Ego sum lux». La Madonna del Rosario eseguita in olio su tavola, di scuola romana, risale al XV secolo. Gli Angeli porgono al Bambino due vassoi di frutta, in basso S. Domenico, con alcuni frati e monache. Intorno alla tavola, in quindici quadretti, sono raffigurati i misteri del Rosario.

 

Il Presbiterio

In fondo al presbiterio è posto un quadro, opera di Pietro Nelli, (sec. XVIII) della Madonna Annunziata, a cui è dedicata la Cattedrale, e due affreschi raffiguranti la risurrezione di Giovanni, a sinistra, e il martirio dei SS. Marciano e Giovanni, a destra. Ai lati del presbiterio, sopra le porte della sacrestia e dell'oratorio del Cuore di Maria, due affreschi ovali rappresentano i Santi Martiri Gratiliano e Felicissima, opera del Pistrini.

 

Il Sarcofago

Risale probabilmente al IV sec., decorato con sette nicchie, divise da colonnine strigiliate, unico nel suo genere. Le nicchie rappresentano, da sinistra:

  1. il sacrificio di Abramo;
  2. Cristo predice a Pietro la triplice negazione;
  3. la guarigione del paralitico;
  4. la consegna delle chiavi a S. Pietro;
  5. l'emorroissa;
  6. il cambiamento dell'acqua in vino alle nozze di Cana;
  7. Daniele uccide il serpente, adorato come Dio dai Babilonesi.

La scena principale è la quarta, che sta al centro, cioè la consegna delle chiavi: indica la potestà spirituale conferita a San Pietro insieme alla dottrina divina, espressa dal fascio dei volumi, che si vede in basso. Le due nicchie che contengono il sacrificio di Abramo e di Daniele rappresentano l'abolizione dei culti ebraico e pagano. Nella prima e settima nicchia sono raffigurati cesti di frutta e corone, che simboleggiano l'abbondanza e il premio che godrà il cristiano nella vita eterna.

 

La Cripta

Sull'origine della cripta sono state fatte molte ipotesi, alcune delle quali la vogliono risalente al VII - VIII sec., come tempio pagano, successivamente adibito dai primi cristiani al loro culto; ma la struttura "a sala" fà accreditare il XII sec. come il più attendibile. Successivamente fu più volte distrutta, come risulta dai frammenti rinvenuti negli orti vicini, nonché dalle colonne e dai capitelli costruiti con vari resti del tempio precedente. A sinistra della cripta è murato un ciborio in marmo, in cui sono rappresentati: in alto la Madonna delle grazie con il Bambino, adorato da due Angeli, in basso i Santi Protettori Marciano e Giovanni. I due Santi sono disposti ai lati della custodia, in cui era conservata l'urna delle Reliquie. In basso, lo stemma della famiglia Borgia. Quest'opera fu eseguita da Pietro da Siena nel 1482, mentre era governatore Rodrigo Borgia, futuro papa Alessandro VI. A destra un secondo ciborio rappresenta il Cristo crocigero, presso il calice e l'ostia sovrapposta; ai lati l'Annunziata e l'Arcangelo Gabriele. Più in basso, presso la custodia del SS. Sacramento, quattro Angeli con turiboli. In origine erano situati nel presbiterio superiore, da dove furono rimossi nei restauri del 1736. Nella parete centrale della cripta è posto un medaglione in marmo di Carrara, raffigurante i Santi Gratiliano e Felicissima. Fu eseguito nel 1728 e lì situato in sostituzione degli affreschi, che rappresentavano immagini dei Santi stessi. Questo sotterraneo fu scelto come sepolcreto dei Vescovi diocesani, come risulta dalle lapidi tuttora conservate.

 

L'Oratorio del cuore di Maria 

Costruito intorno al XIV sec., fu adibito originariamente a cappella, dedicata a San Giovanni Battista; ha conservato fino al 1700 il fonte battesimale, ora a sinistra della scalinata centrale.  Sulla parete della seconda campata, è murato il fronte di un sarcofago, che rappresenta una scena di caccia al cinghiale, forse del IX secolo. Sopra il fronte del sarcofago, un altorilievo raffigura un Angelo con le ali aperte, che regge un libro nella mano sinistra. Anche questa opera apparteneva, probabilmente, alla chiesa primitiva, e risale allX secolo. Sono murati, inoltre, due plutei cosmateschi, opera di Drudo de Trivio e Luca di Cosma. Erano anticamente posti come recinzione del presbiterio della cattedrale. Si possono datare tra il 1231-1240. Sulla parete della prima campata, alcuni affreschi rappresentano la Madonna col Bambino, un Angelo e alcuni Santi; risalgono, probabilmente, al XIV secolo. 

 

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