Parlare dei laici è parlare dei cristiani, è parlare dei figli di Dio, è parlare della Chiesa cattolica. Nulla della Chiesa è loro estraneo, anzi, sono l'essenza stessa della Chiesa così come desiderata e voluta da Dio.

La più approfondita presa di coscienza sulla dignità cristiana, l’appartenenza ecclesiale e la responsabilità missionaria del fedeli laici è stato uno dei frutti più importanti del Concilio Vaticano II. È evidente che una rinnovata auto-coscienza ecclesiale, sull’asse fondamentale tra la Lumen Gentium e la Gaudium et Spes, illuminò e mise in rilievo la vocazione e dignità battesimale dei fedeli laici, la loro piena appartenenza alla comunione ecclesiale, la loro partecipazione nella sua missione, il loro peculiare contributo di ordinare e trasformare il mondo secondo il Vangelo.

Si poneva alla luce la partecipazione di tutto il popolo di Dio nel dono sacerdotale di Cristo, impiantando il sacramento dell’Ordine – gerarchico e ministeriale allo stesso tempo - nel contesto del sacerdozio universale dei fedeli (mai negato nella tradizione cattolica ma spesso messo all’ombra). La riflessione conciliare sul laicato ha poi fatto riprendere e attualizzare la vocazione universale alla santità, capitolo V della Lumen Gentium e richiamo fondamentale che lascia indietro uno stereotipo di santità come riservato ad una aristocrazia di anime belle consacrate: allo stesso tempo, questa auto-coscienza riaffermava, approfondiva e rilanciava la vocazione missionaria della Chiesa.

Il laico di oggi è soggetto attivo della Chiesa, ed è chiamato ad una autentica vita cristiana, con una esistenza incentrata nella preghiera – liturgica, sacramentale, personale – che gli consente di offrire a Dio la propria esistenza, per discernere i segni del passaggio dello Spirito Santo nelle circostanze della vita personale e sociale, per domandare la grazia del perdono, della comunione e della conversione a vita nuova, e per essere pietra fondamentale del progetto di salvezza di Dio per tutti gli uomini.