Il Pontificio Santuario di Maria SS.ma “ad Rupes” si trova a Castel Sant’Elia, paese nella provincia di Viterbo, diocesi di Civita Castellana, distante soli 40 km. da Roma, e posto a picco sulla Valle Suppentonia, al centro tra Nepi e Civita Castellana.

Nell’anno 520 giunsero i monaci Benedettini e a questa epoca risale il culto della Madonna. I Benedettini costruirono la Basilica di S. Elia ma nel 1258 abbandonarono il Cenobio e la Basilica. Seguirono cinque secoli di abbandono, ma la venera zione alla Madonna rimase viva tra le popolazioni locali.

Con l’arrivo, nel 1777, di Fra’ Giuseppe Andrea Rodio (1745-1819), VALLE SUPPENTONIA iniziò per il Santuario una epoca nuova. Per facilitare l’accesso alla Grotta di molti pellegrini egli concepì l’idea di scavare nel tufo vivo una galle ria. Do po un immane lavoro durato 14 anni aprì una scala di 144 gradini.

Dal 1892 il Santuario venne affidato ai Frati Minori della Provincia di S. Croce in Sassonia. Con il loro instancabile lavoro guidato da Mons. Bernardo Doebbing (1855-1916) il Santuario si sviluppò assumendo l’aspetto odierno. Nell’anno 1912 tutto il complesso del Santuario passò in possesso della Santa Sede e il Santuario fu elevato a titolo di Pontificio e di Basilica Minore. Nel gennaio 1982 subentrò all’Ordine dei Francescani una nuova Comunità religiosa: la Congregazione di S. Michele Arcangelo (Padri Micaeliti), fondata dal Beato P. Bronislao Markiewicz (1842- 1912), la quale è l’attuale custode del Santuario.

La facciata della Grotta della Madonna e la Casa del Custode sono l’opera del B. Doebbing. Lo stemma papale sopra l’ingresso ricorda che essa è ‘’Basilica Minore”. Dalla piazzetta partono due vie: una che discende alla Basilica di S. Elia chiamata la “Via dei Santi” e l’altra che attraverso la Casa del Custode riporta all’ingresso della Scala del Rodio, chiamata “Via Panoramica” (la Strada di S.S. Giovanni Paolo II) perché, su un percorso di 250 metri, mostra ai visitatori tutta la bellezza della Valle Suppentonia.

Le origini della Grotta risalgono al VI secolo: fu questo il luogo in cui i monaci benedettini rendevano culto alla Madonna e si ritiravano per la preghiera.

Non esistono notizie storiche che permettano di stabi lire la provenienza, l’autore e il tempo di collocazione del qua dro nella Grotta. Secondo gli esperti, l’opera dovrebbe risalire al XVI secolo. Molto probabilmente l’attuale quadro su tela aveva sostituito un precedente affresco impresso sul - le pareti tufacee della Grotta e col tempo distrutto dall’acqua. Nell’iconografia mariana, la Madonna “ad Rupes” rap presenta una rarità perché appartiene al ristretto numero delle immagini nelle quali la Madonna adora il Figlio che dorme sulle ginocchia materne. Lo sviluppo del Santuario e del culto della Madonna “ad Rupes” ha trovato una conferma significativa nella solenne Incoronazione della Sacra Immagine dal Capitolo Vaticano il 17 maggio 1896 (nella Basilica di S. Elia). Due volte (nel 1949 e 1986-88) la Sacra Immagine ha visi tato tutte le parrocchie della Diocesi con la “Peregrinatio Mariae”.

Il numero sempre crescente di pellegrini fece sì che lo spazio limitato della Grotta Santa non fosse più suffi ciente e si sentì la necessità di costruire una chiesa più ampia che consentisse un migliore svolgimento delle funzioni liturgiche. Fu costruita così, negli anni 1908-1910, la Basilica di San Giuseppe, in stile gotico a nava ta unica. Sopra il portone d’ingresso un bassorilievo rappresenta S. Giuseppe con Gesù Bambino. Più in alto sono situate le statue di S. Francesco d’Assisi e di S. Antonio di Padova, modella te su disegno di Ugone Linderth. Il campanile del 1912 possiede tre campane, accordate alle note di “si, la, sol”, come quelle della Basilica di S. Pietro a Roma. Le campane portano i nomi dei Santi: Bernardo, Francesco e Antonio.

La decorazione dell’interno fu fatta nel 1937. La Via Crucis, il Leggìo e il Trittico dell’altare sono scolpiti in legno. Il Trittico nell’abside, circondato da tavole con S. Francesco e S. Antonio, racchiude una copia del Crocifisso di S. Damiano ad Assisi, donato da Leone XIII al Santuario del Buon Consiglio di Genzano e ceduto al Mons. Doebbing su desiderio di S. Pio X. Il presbiterio fu ricostruito nel 1967 secondo i nuovi cri teri liturgici. A destra del presbiterio c’è l’organo “Mascioni” installato nel 1973.